Lavoro femminile e parità di genere: la situazione italiana nel Rapporto CNEL



Nel 2009 l’assemblea del CNEL, il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, ha diffuso il documento “Il lavoro delle donne”, contenente osservazioni e proposte sul tema dell’occupazione femminile nel nostro Paese, e sulle principali variabili di criticità che incidono ancora oggi sulla parità di genere osservata negli altri paesi della UE, che sancisce tra i principi fondamentali l’uguaglianza fra donne ed uomini.
Il documento si sofferma sul quadro complessivo della condizione lavorativa femminile, evidenziando che mentre dal punto di vista legislativo l’Italia tenga in grande considerazione il rafforzamento del ruolo femminile nella società e nelle istituzioni, e la maggiore partecipazione al mercato del lavoro, dall’altra parte i problemi e le carenze strutturali reali del mercato del lavoro non consentono alle donne di acquisire pari opportunità.
I problemi annosi che riguardano la dinamica del mercato del lavoro, penalizzano il lavoro femminile, perché – si osserva nel documento – vi è ancora forte la presenza di discriminazioni salariali, e non vi sono condizioni di tutela che garantiscano la condizione lavorativa delle madri, e la conseguente conciliazione dei tempi lavorativi con i tempi della famiglia. Questo comporta difficoltà di affermazione delle donne nell’avanzamento di carriera, e genera ripercussioni anche sul fronte previdenziale, pur in presenza di un innalzamento dell’età pensionabile nel settore del pubblico impiego (con la legge 102/2009).
Le scelte del passato ed una situazione generale del mercato del lavoro che ha scontato gli effetti di una crisi economica globale, sono i principali fattori su cui intervenire per il miglioramento delle condizioni lavorative e sociali della donna. La costruzione di un ambiente favorevole al lavoro femminile porterebbe ad un miglioramento della situazione economica delle famiglie italiane, e risponderebbe ad esigenze di equità e di sviluppo sociale. Intervenire sullo squilibrio tra il Sud ed il resto del paese, valorizzando le capacità ed il tasso di istruzione delle donne meridionali, potrebbe contrastare la povertà delle famiglie in alcune fasce disagiate, e corrisponderebbe ad un obiettivo di eguaglianza di opportunità che oggi è deficitario. Premiare l’accesso agli interventi formativi contribuirebbe all’empowerment femminile ed alla marginalizzazione della segregazione orizzontale e verticale che caratterizza la partecipazione femminile alle dinamiche del mercato del lavoro.
Il CNEL auspica che si alimenti il confronto con le parti sociali, richiamando in tal senso gli orientamenti del "piano “Italia 2020" per l’inserimento delle donne nel mercato del lavoro, elaborato di concerto tra i Ministeri del Lavoro e delle Pari Opportunità, nella direzione di eliminare la dispersione del patrimonio di lavoro e di imprenditoria femminile che ha contribuito in misura essenziale alla creazione del benessere sociale del nostro Paese.
Fonte: Corriereinformazione

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