Donne e motori: gli abiti femminili al centro di qualsiasi strategia di marketing

“Donne e motori, gioie e dolori” Questo è un famoso proverbio che, da sempre, impera nell’universo maschile. 
Se il binomio è inscindibile e convenzionalmente riconosciuto, perché, allora, non cavalcare l’onda ottenendo dei vantaggi? E’ quello che hanno pensato le case automobilistiche che, nel presentarsi ai prestigiosi saloni delle auto a  livello internazionale, affiancano la loro vettura con hostess scelte con molta cura. La società, infatti, è costruita su un corpus di regole alle quali i membri che vi appartengono devono adeguarsi. L’interesse non va soltanto alla bellezza o all’altezza della donna – elemento comune per tutte - ma, la cura dei particolari va anche – o per meglio dire soprattutto – all’abbigliamento scelto.
L’individuo nel vestirsi, segue tre imperativi: per pudore, per ripararsi dal freddo, per ornarsi. Quale uomo, almeno una volta nella propria vita, non ha sognato una bella auto – sportiva o elegante che fosse – senza immaginare al suo fianco una bella donna? Quest’ultima, però, sempre per richiamare il sopracitato binomio, deve essere in linea con la “personalità” dell’auto che accompagna. Età, sesso, etnia, religione, molteplici sono i messaggi che l’abito riesce a veicolare mostrandosi come il “biglietto da visita” di colui che lo indossa.
Bisogna promuovere un’utilitaria? Niente di meglio che un pantalone largo, scarpette di ginnastica e una maglietta sobria.
Bisogna promuovere un fuoristrada? Allora portiamo indumenti jeans, stivali, cinture e cappello per ripararsi dal sole.
Bisogna promuovere un’auto di lusso? La “mise” perfetta sarà un abito patinato, con spacchi o trasparenze.
Bisogna promuovere un’auto futuristica? Indumenti rigidi e più spigolosi, colori chiari o argentati per simulare l’innovazione abbagliante.
E se, invece, bisogna promuovere una vettura per un target femminile? Anche per questo tipo di pubblico la psicologia entra in campo a pieno titolo e il marketing deve inevitabilmente spostarsi su altri settori.
Le motivazioni che inducono la donna a ricercare un abbigliamento sempre adeguato al contesto sono contraddittorie e oscillano tra quelle orientate verso la socializzazione e quelle narcisistiche, di “coccolamento” dell'io; il target di riferimento e la creatività illusoria, rappresentano, pertanto, i punti focali per la selezione. 
 Non è possibile, dunque, applicare la stessa strategia aziendale pensata per il genere maschile  e non conterà “piazzare” accanto alla vettura un aitante stuart. Il nuovo modello lanciato o, in generale, il brand vanno accostati a un evento o un messaggio che vada a risvegliare il desiderio inconscio della donna che sceglierà di essere identificata proprio con quel modello di auto. Un esempio si ritrova con la campagna di Mercedes – Benz nel film Sex and the City 2
Utilizzando un canale mediatico di ampissima dimensione – dato che il film è risultato campione d’incassi – i messaggi trasmessi sono stati duplici e in direzioni differenti. Nel primo intervento è stata sponsorizzata l’automobile: Kim Catral (la Samantha del film) mostra la capienza del bagagliaio mettendo dentro con estrema facilità numerosi pacchi e indumenti, frutto di quello che si può definire uno “shopping selvaggio”. Nella seconda apparizione si vedono proprio le quattro protagoniste uscire da una sfilata e, nello sfondo, si legge proprio lo Mercedes-Benz, sponsor d’eccezione. Quest’ultimo investimento della “casa della stella” ha l’obiettivo sì di rimarcare eleganza, raffinatezza ed esclusività ma anche, al contempo, abbracciare un target universale, cioè le donne. Scegliere di diventare lo sponsor  ufficiale dei più importanti defilé è indice di voler entrare nella psicologia femminile: gli indumenti che sfilano, infatti, sono ambiti da ogni donna che, almeno una volta nella vita, magari per un’occasione speciale, non li lascerà scappare la possibilità di averne uno. Allo stesso modo bisogna percepire l’automobile. Quale donna, infatti non cerca fascino, sensualità, eleganza, semplicità e praticità? Alcuni abiti, come alcune auto (in questo caso le Mercedes) hanno tutte queste caratteristiche!
Per rimanere nell’ambito dei proverbi allora bisogna chiedersi: L’abito fa il monaco? Nel settore automobilistico la risposta è: assolutamente sì!

Commenti

I più letti dal web

Una tavola briosa? Come piegare i tovaglioli a forma di calla o di diamante

Con Alice in Wonderland di Tim Burton gli abiti diventano metafora dell’identità

Viaggio nel Salento: vacanza da vivere in coppia o con bambini

Gli abiti della Collezione Piraino in mostra a Caltanissetta fino al 22 aprile